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Pubblicato per la prima volta in lingua italiana nel 1971, Underground. Sociologia della contestazione giovanile, ha fornito le basi teoriche per la comprensione della semiotica della contestazione giovanile e equipaggiando lo scienziato sociale di innovative lenti interpretative circo lo studio delle tendenze politico-ideologiche che hanno interagito dentro e contro la cultura occidentale del secolo scorso. A quarant’anni dalla sua pubblicazione Underground non ha smesso di dialogare con il presente: Walter Hollstein ha illustrato quanto «l’idea di una razionalità storica totale e una specificità, se non proprio di classe quantomeno di percezione psicologica, hanno favorito un processo di auto-identificazione dei gruppi giovanili e di autonomia del soggetto in uno spazio collettivo, nell’underground metropolitano, nei centri accademici, presentando davanti agli occhi degli osservatori una popolazione fluttuante, un contesto magmatico in cui il territorio giovanile appare, nei flussi comunicativi e nella miriade di forme aggregative e solidali, apparentemente distinto e correlato, capace di causare un indebolimento dei meccanismi di riproduzione sociale, una scollatura dei rapporti inter-generazionali e il depauperamento dei criteri che regolano l’organizzazione della polis. In prevalenza goliardico-controculturale e studentesco, nel movimento degli anni Sessanta è dunque prevalsa la ricerca di una identità giovanile, una identità possibile di movimento perché sradicata da ogni tipo di rapporto di appartenenza, una, perché no, risposta all’atomizzato e anonimizzato ruolo che le spinte della modernizzazione intendevano riservare al nuovo soggetto sociale».

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