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“Nulla ha potuto sostituire le fondamenta, i pilastri affettivi
della mia vita, i miei nonni, mia madre, mio padre,
mia sorella”, dice la protagonista, eppure poche righe più
avanti emergono ricordi contrastanti conflittualità proprio
con le figure maschili, il nonno prima, il padre adottivo
dopo. Un misto di violenza e bontà, così la protagonista
definisce i maschi. Inevitabile la ribellione adolescenziale.
E il senso come di una missione, di dover
spezzare quella catena di negatività a differenza delle sue
ave che non avevano avuto alcuno strumento per affrontarla.
Sognava un futuro sicuro, sereno, gioioso, accanto
ad un uomo protettivo e ai suoi figli. La famiglia ideale.