La locanda dell’anima

La locanda dell’anima
7 Ottobre 2017

La locanda comunemente intesa come
rifugio, luogo di ristoro e di riposo per
gli avventori, per l’autore diventa rifugio
dell’anima, aperta a tutti dove poter
entrare con fede per riscoprire il vero
senso dentro di sé e nelle cose, dove trovare
rifugio nel continuo correre della
vita.

L’essere umano esplica la sua umanità
come continua tensione autopoietica,
capacità di evolversi attraverso le esperienze
che fa vivendo insieme agli altri.
È nel mondo e con gli altri uomini che
la persona cresce e si realizza, è nell’esperienza
reale dell’altro che ogni
uomo può aspirare a divenire tale.

Olympe de Gouges: La mia anima la lascio alle donne

Olympe de Gouges: La mia anima la lascio alle donne
7 Ottobre 2017

Ne “La scuola di Atene”, tra i massimi pensatori greci, solo una donna è
presente. Ritratta a sinistra, avvolta in una veste bianca, si tratta di Ipazia
d’Alessandria, filosofa e scienziata.
La storia dimentica le donne.
Nello spazio pittorico Ipazia è, anche, l’unico personaggio a volgere lo
sguardo verso lo spettatore, invitandolo al dialogo.
Nessun altro, nella scena, pare sia interessato ad instaurare un contatto con
chi osservi il quadro.
Intessere un dialogo, difficile perchè rivoluzionario, è anche quanto sta a
cuore alla nostra Olympe, che sente una straordinaria affinità con la filosofa
alessandrina, suo grande punto di riferimento nella storia del pensiero.

Forme d’acqua

Forme d’acqua
7 Ottobre 2017

Il fascino della poesia si coglie proprio nella sua incisiva e pregnante composizione
verbale che rimanda, subito, ad una raffigurazione assimilabile ad incanto di tela
capace di mostrare aspetti e particolari della realtà.

Due verità nella notte

Due verità nella notte
7 Ottobre 2017

Asia e Viola, archivista la prima e commessa in un negozio di fiori la seconda, due figure femminili che vivono la quotidianità senza particolari emozioni che possano stravolgere la loro vita. La monotonia della routine, il lavoro come unica possibilità di liberazione
e indipendenza, la resistenza attiva agli stili di vita che ci vorrebbero vedere tutti omologati e privi di identità. Eppure saranno le emozioni più forti, come l’amore e la paura verso l’ignoto, a rendere dinamica e appassionante la notte di queste protagoniste.

La mia prima volt

La mia prima volt
7 Ottobre 2017

L’arte del pettegolezzo nasce quasi certamente a Cosenza. Già ai tempi di re Alarico il cosentino medio si contraddistingueva per questa sua innata dote di pettegolo e curioso, fino ai tempi dell’umanista Nicola Parrasio o del buon Bernardino Telesio, passando da quelli dei patrioti Attilio ed Emilio Bandiera, per arrivare ai giorni nostri.

La beffa di una beffa organizzata

La beffa di una beffa organizzata
7 Ottobre 2017

Il lavoro non si sceglie. La maggior parte dei lavoratori prende e accetta il lavoro che viene proposto mentre c’è una minoranza che, avendo le idee ben chiare, sceglie di fare quello che ha sempre sognato. Cullano fin da ragazzi il desiderio di fare i Medici, i Notai, gli Avvocati o gli Imprenditori. Tra questi sicuramente pochi saranno disposti a scegliere un lavoro umile, impegnativo e fatto di tanti pregiudizi: una impresa di pompe funebri. Sebastiano incarna tutto questo, ma è anche un uomo buono e sensibile che sogna il suo riscatto sociale. Combatte le ipocrisie, i luoghi comuni e, sopratutto, desidera dare con il suo lavoro un contributo onesto, sincero e professionale alla società. Le soddisfazioni personali arrivano nel momento in cui la “morte” riesce a sorprendere…

L’architetto dell’arcobaleno

L’architetto dell’arcobaleno
7 Ottobre 2017

Una storia che è come una fiaba, un incanto trovato come un guizzo di luce a metà strada tra il desiderio di fuga e la concretezza di una quotidianetà stretta e troppo angusta per essere circoscritta negli spazi finiti del tempo. Una tenda si agita e muove una musica di parole che accompagna i passi di una ragazza che guarda il mondo da una tenda il cui movimento lo trasfigura.

Racconti minori

Racconti minori
7 Ottobre 2017

Storie settecentesche di vita quotidiana nel cosentino. Fatti storicamente avvenuti, romanzati dalla fantasia di Cinzia Altomare, appassionata di ricerche storiche, che dedica il tempo libero spulciando testi antichi, mossa dalla entusiastica volontà di far rivivere creativamente quei fatti.

Questi racconti minori narrano, possibilmente divertendo il lettore, vicende “piccole” di donne e uomini immersi nella Grande Storia, gettando luce sulla nostra storia più profonda e ignota.

In Alexanderplatz come in Piazza del duomo

In Alexanderplatz come in Piazza del duomo
7 Ottobre 2017

Dopo la maturità si viaggia, è un diritto. Lo dice Marco Paolini in Aprile 74-75, uno dei suoi Album, ed è vero. Per almeno un decennio partire, per una bella fetta di popolazione giovanile, significava una cosa sola: interrail. Non ci voleva molto, uno zaino con quattro fesserie, un sacco a pelo, il magico biglietto ferroviario che permetteva infiniti viaggi sui treni di seconda di tutta Europa, e naturalmente tanta voglia di vedere cosa c’era fuori dall’orticello di casa nostra, di conoscere gente nuova, posti nuovi, modi di vita diversi. Era come muovere dalla periferia in cui si era relegati verso il centro vero e pulsante del mondo, verso le piazze più splendide e raggianti delle città e delle capitali, dove la vita si vive sul serio e non scorre soltanto. Dopo la maturità si viaggia, soprattutto per sancire un momento importante, la conquista dell’età adulta, la capacità raggiunta di esplorare i territori limitrofi. Ma naturalmente c’è dell’altro, c’è una forte volontà di confrontarsi con quel resto dell’umanità che ci ignora e che noi ignoriamo, c’è la voglia di sapere se e quanto sono diversi da noi. È la sempiterna compulsione al viaggio, all’andare, che da sempre vive e ruggisce all’interno dell’uomo, e lo spinge a partire, nonostante tutto. Il viaggio – è scritto nel libro – non è una vacanza. Il viaggio è l’opposto della vacanza e quindi deve essere ordinatamente disorganizzato. La vacanza e il viaggio organizzato sono così noiosi. Il bello sta tutto lì, basta averne voglia, basta volerlo, basta partire.

Cativeiro carioca

Cativeiro carioca
7 Ottobre 2017

La Rio de Janeiro della fine del XIX secolo si formò a partire dall’esclusione dell’ex-schiavo, dalle pratiche considerate nere, e sopravvissute alla schiavitù, e dallo stigma di quelli che non si inquadravano in un profilo di cittadino. È questa città, che si considera “meravigliosa”, che Gabriel Siqueira presenta e che ha, nel suo passato, la capoeira come mezzo di preparazione fisica e di resistenza di fronte alla dura realtà del nero schiavo e dell’ex-schiavo, nell’Impero e nella Repubblica, con i provvedimenti disciplinari nelle strade. Attraverso il Codice penale, l’autore attesta la criminalizzazione dei capoeiristi, in maggioranza neri e mulatti e discendenti di coloro che avevano vissuto nelle senzalas, sovversivi nel loro quotidiano e resistenti a un trucco imposto dalle autorità repubblicane nella capitale federale. La capoeira è cultura e resistenza nera, tanto nel passato quanto nel presente.
“La schiavitù è esistita ed esiste. Ho letto questo libro e confesso che ho fatto un viaggio nel tempo, mi sono sentito nella Rio antica e ho potuto vedere che, dietro le corse, le persecuzioni, le prigioni, i colpi di testa e i tagli, esistevano uomini valenti, che non accettavano di non essere uomini, non si incastravano nel progetto di reificazione che gli era imposto. Che orgoglio vedere questo giovane capoeirista portare avanti il suo sogno ed entrare nell’accademia al suono degli urucungos, rispettando i saperi antichi che lo precedono e collocando la sua conoscenza nella roda in forma così generosa e ben curata. Il posto di Gabriel nella roda sarà sempre conservato, perché la capoeira mai rifiuta i suoi guerrieri”.

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